Il 29 agosto il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha convocato un consiglio dei ministri straordinario per affrontare la questione dello sciopero agrario che nelle ultime settimane ha paralizzato una parte del paese.

Gli agricoltori sono entrati in sciopero da circa due settimane in tre regioni del paese, Nariño, Cundinamarca (dove si trova la capitale Bogotá) e Boyacá. I manifestanti hanno bloccato le strade con tronchi e pneumatici, e le forze dell’ordine hanno risposto lanciando lacrimogeni e in alcuni casi sparando sui contadini. Da quando è cominciato lo sciopero, il 19 agosto, le proteste hanno causato la morte di sette persone.

I piccoli coltivatori di patate, riso e cipolle chiedono sussidi al governo e sostengono che le loro perdite sono dovute agli alti costi dei fertilizzanti. Ma chiedono anche al governo di ridurre l’importazione dei prodotti agricoli e sono contrari a trattati di libero scambio, come quello che è in vigore dal 2012 con gli Stati Uniti e da quest’anno con l’Unione europea.

Il 26 agosto Juan Manuel Santos aveva annunciato l’apertura di un tavolo di negoziati con gli agricoltori. La loro protesta si unisce a quella dei minatori, che sono in sciopero dal 17 luglio.

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